Da Banjul ad Agadez #7

Autore: Alberico Barattieri

15/02/2006

Campo al confine - Birni 'N Konni


I bambini al risveglio in NigerCi svegliamo all'alba. Il cielo è grigio, probabilmente di umidità ed intorno a noi si sono materializzati dei bambini con cani che, a debita distanza, osservano il nostro risveglio. Non parlano una parola di francese e quindi ci limitiamo a gesticolare vicendevolmente per raccontarci chi siamo.
La colazione è veloce, un po' della nostra scorta di viveri passa di mano e quindi montiamo in macchina e ripartiamo verso sud est, seguendo sempre il fiume.

Al villaggio seguente ecco la dogana di ingresso. C'è un discreto casino ma ormai non ci perturba più di tanto e dopo i soliti tira e molla siamo di nuovo in viaggio.
Continuiamo la pista, i villaggi si susseguono ed il caldo comincia ad essere asfissiante al punto che il Nonno ordina uno stop ed andiamo a rinfrescarci nel fiume. Un paio di locali ci ammoniscono contro il pericolo ippopotami, cosa che è comprensibile vista la forza e la bizzarria dell'animale, ma non dicono nulla sui coccodrilli che pure potrebbero esserci. In ogni caso, stiamo a mezzo metro dalla riva, pronti a balzare indietro. Dopo una mezz'oretta siamo nuovamente in viaggio, cercando di viaggiare spediti, tento più che ad un certo punto appare anche l'asfalto cosa che fa aumentare la media. 

Fame. E' ora di fare una pausa e, visto che ormai la zona è abbastanza abitata cominciamo a cercare un qualche cosa che abbia la parvenza di un luogo di ristoro. Scorgiamo del fumo, rallentiamo e, si, si tratta proprio di cucina. Due grandi pezzi di lamiera con al di sopra dei pezzi di carne indefinita che cuociono. Ci fermiamo e veniamo accolti molto cortesemente. Ci fanno entrare in un'ala della baracca che funge da ristorante e ci accomodiamo ad un tavolino. Intorno a noi altri avventori locali. In attesa che la carne arrivi cominciamo con delle bibite non esattamente ottime, che perdoniamo poco dopo quando arriva il pasto, servito su pezzi di giornale. Voi direte: "che schifo!". Invece no, per niente. La carne è ottima, si scioglie in bocca come raramente mi è capitato. Sarà che ormai siamo a fine viaggio e quindi le nostre fisime da occidentali sono attutite, sarà la fame, sarà quel che volete, ma ne ho un ricordo come uno dei migliori pranzi fatti in terra d'Africa.

Ci avviciniamo a Niamey che attraversiamo senza fermarci, continuando verso est sulla strada nazionale. A parte il traffico, poco da segnalare, a parte il Nonno che comincia a lamentare stanchezza. Poi febbre. Vuoi vedere che il suo Malarone non ha funzionato?
Proseguiamo fino al tramonto quando giungiamo a Birni 'N Konni. Brutto posto. Siamo praticamente al confine con la Nigeria e, a giudicare dagli sguardi che ci lanciano i rari locali, non siamo i benvenuti, ragion per cui cerchiamo e troviamo il locale camping, circondato da mura. Vuoto. Nessuno. Giusto il guardiano che dopo varie insistenze ci permette di entrare e più tardi di aprire il frigo per darci qualche bibita fresca. L'atmosfera è abbastanza cupa, cosa a cui contribuisce una coltre fumosa dovuta al solito sistema di bruciare l'immondizia. Quindi dopo un pasto frugale e dopo aver messo a nanna il Nonno che, in effetti ha un bel febbrone, ci ritiriamo nelle nostre tende.

16 febbraio 2006

Birni 'N Konni - Agadez

All'alba siamo in piedi. La puzza dei fuochi notturni ormai permea tende, sacchi a pelo e noi stessi. Uno schifo. Un po' come l'aspetto del Nonno che ha passato una notte con la febbre in crescita. Non se ne parla che si metta alla guida. Sull'80 sale Marco ed il Nonno si distende sul sedile a fianco. Paghiamo il nostro sontuoso alloggio e ci mettiamo in strada. Agadez_06_5 - 27.jpg" alt="Pausa caffè lungo la strada per Agadez" width="300" />A quest'ora poca gente in giro, per cui usciamo velocemente dalla città e ci dirigiamo verso nord alla volta di Tahua. Durante il percorso vediamo numerosi specchi d'acqua che danno un tono meno arido al territorio. in effetti tutta la zona fin oltre Tahua è popolata da pastori e grandi mandrie di bovini. Arrivati in città, facciamo l'ultimo pieno e ci immettiamo sulla strada che porta ad Agadez. Progressivamente il terreno si inaridisce e la strada diventa un percorso di guerra. E' si asfaltata, ma i buchi sono tanti e spesso profondi al punto che ad un centinaio di chilometri dalla meta ci stufiamo, scendiamo dalla massicciata sul lato destro e ci infiliamo sulla pista che costeggia la statale. Alla fine si viaggia meglio e più lisci. Intanto il Nonno sta sempre peggio il che ci spinge a correre per arrivare ad Agadez e portarlo al dispensario per verificare se si tratta di malaria. Così è.Quindi, accomodatici al Hotel Tidene, il Nonno usufruisce del medicinale datogli da Peter che, in effetti, funziona benissimo tanto che una settimana dopo la malaria è solo un ricordo. Intanto viene a trovarci Mamoudhane, la nostra guida nigerina, che è interessata all'80 del Nonno. Ci sarà utile per andare a vidimare i nostri biglietti per il volo su Parigi cosa che, essendo in viaggio, non abbiamo potuto fare per tempo. Alla fine tutto si risolve ed in serata andiamo a casa di Mamoudhane a bere the come non ci fosse un domani.

 

17 febbraio 2006

Agadez - Parigi

La mattina passa tra il completamento dei bagagli e la coda per entrare nella sala di imbarco per il volo su Parigi, con controlli estremamente lunghi ma, alla fine, sommari. Diciamo che i doganieri nascosti da grandi tende, perquisiscono i bagagli fidandosi di quello che gli dite. Ma prima di arrivare all'aeroporto facciamo un giro in città con Mamoudhane che ci tiene alla larga dalle moschee, dove in effetti si vedono grandi assembramenti di persone urlanti cose a prima vista poco amichevoli. Scopriremo poi che la sera precedente il nostro caro ministro Calderoli si era esibito in TV con una maglietta "offensiva" nei confronti dei musulmani. E siccome le voci corrono veloci, ecco una bella sollevazione dei più integralisti. Tempi duri per i nasrani* padani.

* Nasrani è il termine con cui vengono solitamente indicati gli infedeli


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