28/04/2002

Marocco 2002 - 3 - Da It Aissa a Tazzarine

Autore: Alberico Barattieri

Domenica 28 aprile

Al mattino, dopo che smontando la tenda troviamo un bello scorpione, partiamo presto per arrivare alla statale. Lungo il percorso campi coltivati di grandi dimensioni.Imboccato l'asfalto ci dirigiamo a Guelmim, alle cui porte un gommista ci ripara il pneumatico forato. Per le banche niente da fare: è domenica e non ci sono bancomat.
Risaliamo verso Bou Izakarne ma, anche lì, niente bancomat. Allora si decide di aspettare il lunedì andando a visitare It-Aissa.
Il granaio fortificato (agadir) di It-Aissa, nella regione di Amtodi, è uno dei ricordi più belli che avevo del viaggio fatto nel 1991. Il posto e sempre bellissimo. Sia l'agadir che tutta la valle conservano guell'aspetto di angolo di paradiso con acgua che scorre tutto l'anno e piccoli campi verdissimi in cui cresce tutto il necessario ai due villaggi (120 famiglie) che ne fanno parte. L'aria è fresca ed i rumori del villaggio  rimbalzano sulle pareti del canyon.Ci fermiamo al camping Amtodi. Aleale sale con il guardiano Ali fino all'agadir mentre io faccio la manutenzione del Toyota.Gruppi di bambini prima, e di capre poi, scendono su sentierini tagliati nella parete di roccia verticale che sovrasta il camping.Un gruppo di militari in licenza, in visita al luogo, cerca di far ripartire una 504 senza batteria e con l'impianto di raffreddamento che...fa acgua da tutte le parti. Impresto loro gualche chiave inglese ed un po' di nastro per tacconare i tubi dell'acqua. Per 3 ore, con la consulenza di tutto il villaggio, armeggiano, spingono, imprecano ma non c'è nulla da fare. Sul far della sera viene a prenderli un furgoncino.Poi Aleale inizia una serrata trattativa per strappare un cambio decente.Mangiamo la solita tajine di pollo (buona e abbondante) e, vista la scarsa pulizia della camera offertaci dormiamo "a la belle etoile".

Lunedì 29 aprile

Ripartiamo di prima mattina in direzione di Bouizakarne dove cambiamo un po' di dhiram e facciamo gasolio.Ripresa la P41 in direzione di Guelmim, arrivati a Tagannt svoltiamo a sinistra subito dopo il paese per imboccare la pista (7097) diretta a Fask. Incontriamo un villaggio semidiroccato messo in una splendida posizione ma con il oued ormai secco, le palme morenti ed affioramenti salini che indicano la probabile causa dell'abbandono.Infine arriviamo a Fask. Asfalto che raggiunge Assa. Imbocchiamo la strada ma, dopo una ventina di chilometri, incrociamo il bivio per raggiungere Aouinet Torkoz via pista. La tentazione è troppo forte.
Dopo alcuni chilometri si giunge al villaggio di Tadalt dove potete scegliere tra la pista diretta (7094) su Aouinet Torkoz a sinistra (58km) oppure quella più lunga che passa da El Borj (7095) che si congiunge con la pista proveniente da Tiglite (7092). Noi abbiamo scelto quest'ultima. Negli ultimi km la pista sta subendo grandi lavori di ampliamento. Ed è proprio quì che foriamo. Un bel taglio di 5cm sul battistrada. Per la nota legge di Murphy, nel momento in cui cambiamo la gomma comincia a soffiare vento misto a sabbia dal sud.Cambiata la ruota percorriamo il tratto più meridionale del nostro viaggio, a sud-est del Jebel Taskalouine, ed arriviamo infine ad Aouinet Torkoz. Posto di controllo di passaporti e dati vettura. Due militari gioviali e gentili trascrivono i dati e ci indicano la pista per Assa. Contrariamente a quanto detto da loro, la pista è bruttina e sassosa ed infatti foriamo di nuovo. Questa volta lo squarcio è largo guanto il pneumatico. Comincia a scurirsi il cielo. In lontananza grandi lampi annunciano un temporale. Lentamente, avendo esaurito le gomme di scorta, proseguiamo fino all'oasi di Assa dove ripariamo alla "marocaine" il pneumatico meno danneggiato ed Aleale compra i suoi 3 metri di tela per lo chech.
Dopo Assa il goudron la fa di nuovo da padrone. Il tempo vira a tempesta e decidiamo guindi, dopo una trentina di chilometri di fare il campo a pochi metri dalla strada mentre comincia un temporale misto a sabbia con vento fortissimo da sud. Di montare la tenda non se ne parla. Mangiamo sul cruscotto e spegniamo le luci alle 8.Intorno a mezzanotte mi sveglio preoccupato per l'intensità del diluvio, considerata la nostra posizione non elevata decido di svegliare Aleale (che non capisce: si convincerà della pericolosità dei diluvi nel deserto qualche giorno dopo) e spostare più in alto la nostra posizione.

Martedì 30 aprile

Al mattino si parte presto. Arriviamo alle 9 a Fam El Hisn. Ci facciamo un cafè au lait in un baretto. Decidiamo di andare a Ouarzazate a cercare due gomme nuove che ci permettano di continuare i percorsi in fuoripista.
Passiamo velocemente attraverso Akka e Tata, diventati centri di dimensioni notevoli, ed in vista di Tissint lo oued alla nostra sinistra ci regala delle forme di erosione spettacolari. All'ingresso di Tissint posto di blocco della Gendarmerie Royale, molto gentili. Giriamo a sinistra e dopo 300 metri fermiamo la macchina. Le cascate sono sotto di noi. Purtroppo per gli abitanti l'acqua è salmastra. Scendendo fino al livello del bacino si sente l'aria che profuma di...mare.
Quella che era una pista ora è goudron. Da Tissint arriviamo a Foum Zguid in un batter d'occhio. Ci fermiamo nella piazza per due brochette ed Aleale compra la sua veste con cappuccio. Il venditore non deve avere buona fama in paese, tanto che il gestore del bar ci dice di fare attenzione.  Riprendiamo verso Tazenakt (6810)  mentre la tempesta di sabbia impazza. La strada che si snoda in una bellissima valle con villaggi e palmeraie molto grandi. Anche quì le palme sembrano aver beneficiato delle recenti piogge: le foglie più nuove sono verdi.
Da Tazenakt a Ouarzazate la strada supera il passo di Tizi-n-Bachkoum (1700m.) in uno scenario di grandi vallate. A causa della foschia data dalla tempesta di sabbia in corso a sud del Jebel Bani non si vedono le montagne dell'Atlante a nord.
Ouarzazate. Questa è ormai una grande città. Arrivando notiamo nugoli di Land Rover con la scritta "tourisme" che circolano. L'impressione è quella di una grande città di vacanze. Ci mettiamo alla ricerca di un gommista. Alla fine troviamo chi ce le può far avere in 3 giorni. Questo vuol dire che siamo a piedi dal lato piste. Facendo buon viso a cattivo gioco ci diamo appuntamento a venerdì. Partiamo alla ricerca di un albergo ed optiamo per il Kenzi Azghor che architettonicamente pare ben realizzato. Alla reception ci dicono che il costo è guello di bassa stagione (450 dh. la doppia) colazione compresa. Decidiamo, per una volta, di coccolarci. Mentre Aleale si riposa drogandosi con la tv italiana, io ho la pessima idea di andare a mangiare al ristorante dell'albergo. Mi ritrovo in una grande sala, con camerieri in uniforme, elegantissimi, ed una variopinta quanto triste compagine di turisti di mezza età. Inglesi e spagnoli. Il maitre, forse per farmi un piacere, mi siede d'ufficio ad un tavolo con due spagnole di età indefinibile ma, forse per nazionalismo, dotate entrambe di una "quarta". Ordino una birra ed il maitre mi indica il buffet! Intendiamoci, non ho nulla contro i buffet. Basta che la scelta e la qualità siano all'altezza delle...divise dei camerieri. Se aggiungiamo che le due spagnole sono petulanti quanto nazionaliste, ce n'è abbastanza perché trangugi il cibo e me ne ritorni in camera alla svelta. Alla tv danno Manchester United-Bayer qualchecosa. Mi addormento prima della fine.

Mercoledì 1 maggio

Al mattino abbiamo, dopo un abbondante petit dejeneur, l'ultma sorpresina del premiato (!) hotel: la camera costa 100 dh più di quanto annunciatoci e la colazione è a parte. Morale: quando anche le catene alberghiere si comportano male non ci si stupisca che il turismo langue.Partiamo alla volta di Tinhrir e le gole di Toghda. Sulla strada, da Skoura in avanti, possiamo constatare quanto la popolazione e l'economia stiano progredendo. Accanto agli ksar in abbandono crescono nuovi sobborghi, costruiti decentemente ed in armonia con il luogo ed i suoi colori.È il 1 maggio ed a Boumaine vediamo anche un (piccolissimo e attentamente aperto e chiuso da militari) corteo che lo festeggia.
Arriviamo ifine a Tinhrir. Anche questo luogo si è ingrandito a dismisura. Tutta la prima parte delle gole che ospitava un tempo solo la vecchia città, si è riempita di abitazioni, botteghe, alberghi e camping. Ma il massimo lo si raggiunge dove una volta c'era un alberghetto con tenda berber in riva allo oued: albergoni, piazzali per pullman, "land rover touristigue", e torme di turisti kodakanti e turiste scosciate che rispettose dei divieti di bagnarsi fanno degli eleganti pediluvi. Il tempo di dare un occhiata ed immediatamente facciamo dietro front ed andiamo a cercarci un ristorantino dove ci sfamiamo con un pollo arrosto.Inizia poi la ricerca dei pneumatici. Troviamo dal licenziatario Good Year due gomme 255-75R15 (le mie sono delle 265-75R15) che possono andare come misura; per il prezzo, 1900 Dh l'una, stendo un velo pietoso. Le mettiamo al retrotreno, compriamo anche 2 camere d'aria supplementari, ci liberiamo di un insistente venditore di tappeti e andiamo in cerca della pista che ci dovrebbe portare ad Alnif. 
Per trovarne l'imbocco, cercate un bivio non segnalato sulla destra poco dopo il distributore della Ziz, a 25 chilometri da Tinhrir. Pista discreta, belle montagne, pietraie infinite e tante pastorelle. Ad una di gueste, che ad una sosta si scapicolla tra le pietre a piedi nudi e con bambino sulla schiena per raggiugerci, regalo una Fred Perry un po' grande. Ma i suoi occhi esprimono una gioia che mi è rimasta dentro. Arriviamo ad Alnif dove abbiamo da consegnare una foto dataci da Adolfo a Mohand Ihmadi, che gestisce un negozio di fossili. Persona molto gentile e documentata che vende dei pezzi molto belli. Dopo il the di rito a casa sua, rinunciando alla sua offerta di ospitalità, ripartiamo in pieno buio verso Tazzarine.
Dato che siamo bravi a cercarci rogne, arrivati a Tazzarine non vediamo il cartello che indica il camping e imboccata per errore la pista che porta a Zagora, cerchiamo di attraversare lo oued Tarhbalt in secca che ci divide dalla palmeraie in cui si trova il camping. Al secondo rischiato insabbiamento (un oued di notte è un bel casino) torniamo in paese e, miracolo, il cartello è lì, ben visibile, ma per chi arriva da Zagora!


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