27/12/2003

Libia del sud ovest - 3

Autore: Alberico Barattieri
Tratto da: alberico.com

Nel Tassili

Tassili - Ghat

27 dicembre 2003

Partenza in direzione sud su chott abbastanza fine per poi arrivare ad una grande piana. Pieghiamo a sud ovest lasciando nuovamente le propaggini dell'Erg Awbari sulla nostra sinistra, fino a giungere a deviare sulle alture che compaiono sulla nostra destra. Sono le estreme propaggini del Tassili algerino che "sconfinano" in territorio libico.

Per poterne vedere la piccola porzione libica affrontiamo una passe insabbiata che mette a dura prova tutti, anche la guida. La Land continua a soffrire di buchi di alimentazione e fa sudare sette camicie al povero Andrea. Una volta raggiunta la sommità della passe, il percorso si snoda tra falesie e rocce nere. La pista è spesso lenta e pietrosa ma lo scenario intorno a noi ci ripaga ampiamente degli scossoni. Mega sosta fotografica rovinata, purtroppo, dall'ora ormai tarda e quindi dal sole troppo alto per avere una luce corretta. 


Incontro con nomadiAnche i Tassili terminano e quindi ridiscendiamo nella piana verso sud e, costeggiando nuovamente le dune, sfiorando per poche centinaia di metri il confine algerino. Incontriamo un gruppo di allevatori di cammelli con le loro Toyota bianche, iperdecorate e cariche di foraggio. Stanno prendendo un the e gentilmente ci offrono di unirci a loro. Ancora un intervento volante sul Land e quindi, finalmente, davanti a noi si parano i contrafforti occidentali dell'Akakus, ai cui piedi si trova la strada asfaltata che in pochi chilometri porta a Ghat. Sobbalzando sull'asfalto molto malridotto giungiamo a Ghat. 
Dopo aver preso posto nel "camping" locale, con bungalow ben attrezzati e docce calde ad intermittenza e dove Renzo si appresta a smontare il serbatoio della Land, vado al distributore in città per non aver da correre la mattina seguente. Sorpresa. Il gasolio c'è ma la pompa è rotta. Quando verrà riparata? "Forse domani, forse dopo..". Dunque siamo a secco. Torno al camping e la notizia ci costringe a prendere delle decisioni per il giorno dopo. Il programma avrebbe previsto di accedere all'Akakus aggirandolo da sud, ma con le necessarie scorte di carburante. Vista la panne, si decide di accedervi da nord passando per Al Aweinat dove è possibile fare rifornimento. Presa questa decisione ne prendiamo una migliore ancora: andiamo a mangiare al ristorante.

 

AkakusGhat - Akakus

28 dicembre 

Con il piede leggero leggero, guido sulla strada per Al Aweinat. Ottanta chilometri cercando di farmi bastare la riserva di gasolio. Quando sono ormai alle ultime gocce finalmente troviamo la città ed il suo distributore. Solita lunga coda per il rifornimento. Molti la sfruttano per lanciarsi in contrattazioni all'ultimo euro per dei bijoux touareg che alcuni ragazzi nigerini vendono.

Usciamo da Al Aweinat verso sud in una grande piana. Il terreno è disseminato di piccoli rilievi e la pista è estremamente polverosa. A mezzogiorno ci fermiamo per uno spuntino ma il gruppo è disperso. La facilità della pista ha fatto si che qualcuno si sia fatto prendere la mano andando troppo avanti e troppo veloce..

Con qualche discussione (!) il gruppo si ricompatta e riparte. La terra lascia il posto alla sabbia. Sulla nostra sinistra scorrono cordoni di dune dalle forme bellissime. Le abbandoniamo dopo un po' per andare verso ovest, in direzione dei rilievi dell'Akakus. Improvvisamente lo scenario cambia e si entra in un mondo incantato.
Pitture rupestriPicchi di roccia nera si stagliano intorno a noi e formano un vero e proprio labirinto di valli. I passaggi tra l'una e l'altra sono possibili grazie alla sabbia che si accumula permettendo di scavalcare i rilievi. Il primo posto presso cui ci fermiamo è un grande arco di roccia al centro di una piana. Nei dintorni una piccola mehareé passa silenziosa. Risaliamo in macchina, ma per poco. Ecco che entriamo in una valle laterale cieca. Al fondo erosioni verticali che creano colonne simili a stalattiti e stalagmiti. Alla loro destra si apre una grotta ed al suo interno vediamo la nostra prima pittura rupestre libica: un rinoceronte dipinto in maniera splendida. Nella stessa grotta degli affioramenti colorati di giallo, rosso e viola. Lakhtar ci mostra come, per sfregamento, si possano ottenere polveri colorate utilizzate per la creazione delle tinte. 
Pochi altri chilometri ed alla base di una falesia altre meravigliose pitture rupestri occupano per una ventina di metri la parete. Scene di caccia, una di caccia alla gazzella con i cani, giraffe ed altri animali. Manca solo più un elefante. Lo incontriamo poco dopo, inciso su una roccia. E' stupefacente come l'artista sia riuscito a rendere perfettamente l'idea di movimento dell'animale.
Cala la sera e prima che il sole tramonti facciamo campo alla base di una falesia sormontata da un "dito" verticale. 

 

Dune dell'erg TaltAkakus - Wadi Matendush

29 dicembre

Abbandoniamo l'Akakus percorrendo piste tra pinnacoli e rocce nere e contorte. Sotto le ruote la sabbia scorre veloce mentre ci dirigiamo ad est. Ci ritroviamo nella piana attraversata il giorno precedente e ci dirigiamo verso le dune dell'erg Talt, di fronte a noi.

La pista spesso insabbiata percorre i gassi tra cordoni dalle forme sinuose. Da qui in avanti percorriamo grandi piane sabbiose, piste scorrevoli ben tracciate tra falesie scure.

Poco dopo la sosta di mezzogiorno incontriamo un gruppo di fuoristradisti e motociclisti che fanno campo tra la rada vegetazione di un piccolo wadi secco. Attraversiamo il wadi (il Nonno ci lascia una delle sue preziose 9.00) e ci portiamo sulla grande piana seguente. A destra della pista vediamo una pista d'atterraggio tracciata con dei pneumatici.


I "gatti mammoni" di Wadi MatendushLa corsa (ad alta velocità) continua. Incomincia a vedersi parecchia sabbia alla nostra destra e la costeggiamo a lungo. Sono le ultime lingue di sabbia dell'erg Murzuk. Gradualmente i punti del gps ci portano più a nord, in direzione di wadi Matendush. Gli ultimi chilometri prima di arrivarvi sono caratterizzati da una pista sassosa e lentissima. Una vera goduria dopo una giornata di guida.

Arriviamo al piazzale nei pressi del sito dove troviamo: baretto, venditore di souvenir nigerini, altri turisti italiani e la richiesta di soldi per l'accesso all'area archeologica, con supplemento per le macchine foto e ulteriore per le telecamere. Niente da dire, servisse a proteggere efficacemente i luoghi. Le incisioni di wadi Matendush sono molto belle. Gatti mammoni (!), giraffe, struzzi, coccodrilli ed uno splendido rinoceronte. Sono incise sulle rocce nord del wadi.
In fila indiana ripartiamo alla ricerca di un luogo per fare campo. Le nostre ruote sono attratte dalla sabbia e decidiamo quindi di puntare a sud, attraversando la piana che ci separa dall'erg Murzuq. Una veloce corsa su terreno piatto. Distensivo e divertente. Alla base di una duna immensa facciamo il campo, agitato da discussioni inutili e fastidiose. Prendo il mio piatto e vado a godermi la compagnia di Lakhtar, dell'autista ed del poliziotto. Ottimo il the, ma il narghilè che Lahtar mi offre è troppo forte per i miei polmoni.


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