29/10/2004

Tunisi - Agadez #2

Autore: Alberico Barattieri

29-10-2004
Campo a sud di Al Katrun - Campo a nord di Dao Timmi

Ripartiamo lungo la pista, sempre ben tracciata. Si viaggia ad una buona media. Ago ne approfitta per distruggere una gomma. A 17 chilometri dal confine deviamo a destra per raggiungere il posto di polizia che sorge a fianco di una pista di atterraggio.

La pista é costruita con una infinita serie di piastre da sabbia metalliche. Alle estremità mancano diverse zone da cui, evidentemente, qualcuno ha svitato le piastre per utilizzarle altrimenti. Nonostante che alcuni si mettano a scorazzare sulla pista avanti e indietro fotografandosi la polizia non fa una piega e ci timbra velocemente i passaporti per l'uscita dal paese.

 

Gli ultimi 3 km prima del posto militare di confine sono asfaltati di recente, segno evidente che il lavoro di tracciamento della nuova strada che abbiamo trovato negli ultimi due giorni è (era?) destinato ad arrivare fino a qui.

Nel piazzale antistante il distrbutore/base militare ci fermiamo per le ultime formalità in attesa che la guida nigerina arrivi a prenderci. Accanto alle nostre macchine c'è un camion 6x6 stracarico che fa parte del supporto logistico della carovana di dromedari in attesa ad 800 metri di distanza. L'autista mi domanda del tabacco ed in cambio mi dona un bellissimo cappello in paglia, di quelli in uso presso i bororo. Abbiamo tempo e decidiamo di andare a vedere la carovana. Si tratta, come mi spiega quello che a giudicare dall'ottimo francese, dall'eleganza e dalla splendida dentatura in oro individuo come "capo", di allevatori nigerini che si recano in Libia; tappe ad Al Katroun ed a Sebha per la vendita delle mandrie. Deve essere ancora un lavoro redditizio se consideriamo il numero di bestie ed il supporto logistico necessario a trasferire tanti animali su grandi distanze senza pascoli ne pozzi d'acqua. Ho contato 5 camion 6x6 di cui una autobotte.

Sapendo che la guida nigerina sta risalendo da Madama, Athos decide di guadagnare tempo andandogli incontro. La guida ed il nostro autista ottengono un permesso temporaneo per accompagnarci in territorio nigerino. Questa volta chi ci prova è il nostro autista che, al momento di partire chiede 300 dinari in più, cioè il doppio della sua diaria. Non concessi. Si parte lo stesso. Dopo un'oretta incontriamo Mahamoudane, la nostra guida, che a bordo di un 61 ci rileva dai libici che lasciamo partire senza troppi rimpianti.

Miscelazione degli equipaggi: Yanick e Marta salgono con Mahamoudane ed assistente, Athos monta con Ago ed io mi aggrego a Marcello e Barbara.

Viaggiamo tutta la mattina in uno scenario arido ed ampio. Il Plateau di Mauguenni scorre alla nostra destra. Un piccolo brivido corre pensando che si tratta del "rifugio" dei gruppi salafisti.

 

Finalmente giungiamo a Madama, porta d'ingresso in Niger. Mentre Mahamoudane si occupa dei passaporti noi facciamo una sosta picnic sotto una grande acacia ad un chilometro di distanza.

Dopo un paio d'ore siamo pronti per ripartire. Inizialmente puntiamo ad est in direzione dell'Emi Fezzane, un grande cono nero ben visibile all'orizzonte di fronte a noi, poi pieghiamo decisi verso sud, in direzione di Dao Timmi.

Il territorio è desolato, si alternano zone sassose ad altre sabbiose. Ogni tanto si incontra una "moschea di viaggio", piccolo spazio delimitato da pietre, orientato verso la Mecca; una sorta di luogo di preghiera per i viaggiatori. Poi vari segni del passaggio dei migranti che dal sud del Sahara cercano una via per l'Europa: scritte con nomi e paesi di provenienza, Cameroun, Burkina.. 

Si viaggia abbastanza spediti fino al tramonto. Qui Mahamoudane devia a destra in direzione di una depressione sabbiosa. Lungo un costone protetti dal vento facciamo campo.

 

30-10-2004
Campo a nord di Dao Timmi - Campo a sud di Chirfa

Il paesaggio non cambia molto dal giorno precedente.

Arriviamo a Dao Timmi. Posto di controllo dei militari, molto gentili, affabili e fieri di collaborare con gli americani. Indubbiamente questa parte di Africa mi stupisce. Non rispettano più di tanto il ramadam, sono filoamericani, non bevono alcolici di nascosto come fanno, ad esempio, i "rispettosi dell'islam" libici.

Abbandonato il posto di controllo ci fermiamo dopo pochi chilometri sotto delle acacie per uno spuntino prima di affrontare gli ultimi 40 chilometri che ci separano da Seguedine.

L'arrivo al villaggio è caratterizzato da una discesa dolce tra due piccole falesie, con di fronte il nulla piatto del Tafassaset e lo svettare del Pic Tussidé, cono perfetto posto poco a sud del paese. All'ingresso la Balise Berliet numero uno.

Di Seguedine avevo un idea che, ancora una volta, non corrisponde alla realtà: una oasi di dimensioni non grandi con una via principale di povere botteghe, tanto caldo, tanta polvere e tanti bambini. E' il nostro primo incontro con un luogo popolato e si rivela dolce e terribile al tempo stesso. Dolce per la posizione, per il sorriso dei suoi bambini, per i colori dei vestiti che indossano. Terribile per il numero di affetti da patologie oculari, per l'estrema povertà, per l'idea di desolazione che il suo isolamento implica.

Mentre Mahamoudane si occupa delle formalità con i militari, Ago inizia una distribuzione di vestiti usati e giochi che nonostante la preoccupazione di avere come unico interlocutore lo "chef" del villaggio, presto degenera in un rumoroso assembramento.

Facciamo rifornimento d'acqua al pozzo aiutati da alcuni locali. Mentre le operazioni sono in corso scambio qualche parola con un ragazzino il quale mi dice di essere lì di passaggio: è del Burkina e sta cercando di risalire la pista che porta in Libia. Avrà si e no 14 anni!

Ripartiamo alla volta di Chirfa, porta di accesso all'altopiano dello Djado. 

La pista si tiene ad una certa distanza dall'altopiano alla nostra destra e prosegue su dolci ondulazioni sabbiose permettendoci di viaggiare veloci. A 49 chilometri da Seguedine facciamo una sosta per ammirare alcuni tronchi fossili.

A metà del percorso verso Chirfa cala la sera e facciamo campo su un sabbione ai piedi di un'altura. Tramonto coloratissimo sul Tafassaset di fronte a noi. L'aria è tiepida: faccio una (pseudo) doccia con le stelle che occhieggiano sopra di me. Mentre pranzo amabilmente con i miei compagni vengo aggredito proditoriamente alle spalle dal Ligurù..

Tutte le puntate


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